DALLE STELLE
IL TEATRO DELLE DONNE / INTERCITY FESTIVAL
giovedì 2/venerdì 3/sabato 4/domenica 5 dicembre 20201 ore 21.00
TEATRO STUDIO MILA PIERALLI / Scandicci
di Silvia Calamai
regia di Fabio Mascagni
disegno luci Andrea Narese
con ANTONIO FAZZINI e ANNIBALE PAVONE
Due uomini in pigiama, di circa settant’anni, la comicità leggera e stralunata che permea i dialoghi tra i due personaggio beckettiani, intenti a condurre inesauribilmente un curioso dialogo seduti su una panchina. L’ironia è totale: l’Alzheimer, la malattia che impedisce di stabilire una connessione tra le cose e il loro nome e di portare a conclusione un ragionamento, è la condizione che libera il discorso. I due personaggi parlano di loro stessi e del mondo, in dialoghi serrati e battute più o meno taglienti. L’attesa delle donne che distribuiscono minestra, frutta, biscotti, aspirina, ravioli, formaggino, marmellata, sottilette, ciliegie, cioccolata fondente, cuscini più morbidi, rende umanissime le due lunari creature.
Silvia Calamai
Abbiamo lavorato cercando di rispettare una scrittura asciutta, il ritmo stringente di grande efficacia teatrale. Zinni e Axxo intenti a condurre inesauribilmente un curioso dialogo circolare che, procedendo, inviluppa il mondo delle cose in una ragnatela di parole. L’Alzheimer, la malattia che impedisce di stabilire una connessione tra le cose e il loro nome e di portare a conclusione un ragionamento, è la condizione che libera il discorso dal suo compito gravoso e il mondo dalle briglie del discorso, restituendo forse ad entrambi autonomia e bellezza artistica.
Fabio Mascagni
Testo vincitore del Premio di Drammaturgia Don Chisciotte “Teatro & Scienza”, II edizione.
“La Giuria presieduta da Franco Quadri ha scelto il testo di Silvia Calamai per la scrittura asciutta, il ritmo stringente di grande efficacia teatrale, la comicità leggera e stralunata che permea i dialoghi tra i due personaggio beckettiani, Zinni e Axxo, intenti a condurre inesauribilmente un curioso dialogo circolare che, procedendo, inviluppa il mondo delle cose (macrocosmo e microcosmo) in una ragnatela di parole. Si tratta di parole che definiscono il mondo nel senso stretto, anzi strettissimo, della riduzione a serie nominabili. Il testo è parso alla Giuria una intelligente satira della volontà di possesso che a volte il linguaggio della Scienza, come anche quello della Filosofia, esprime.